Le dimissioni di Carlos Tavares da Stellantis stanno facendo il giro del web. Per un gruppo come Stellantis, gigante dell’auto nato dalla fusione tra FCA e PSA, un cambio ai vertici è sempre una notizia bomba.
Ma quali sono le vere ragioni dietro le dimissioni di Carlos Tavares da AD di Stellantis? Te lo spiego in poche parole.
Breve storia dell’automotive in Italia: le tappe chiave
Negli anni ’80 eravamo tra i protagonisti dell’automotive: in Italia si costruivano quasi due milioni di auto all’anno. Oggi siamo crollati a 700.000. È un tonfo enorme, soprattutto se confrontato con altri Paesi europei: la Francia, per esempio, ne produce ancora un milione.
Il perché? Fiat, già dagli anni ’90, ha iniziato a spostare le sue produzioni all’estero, smettendo di investire qui. E poi c’è il problema dell’energia: in Italia costa molto di più che in Francia o Germania, e il no al nucleare ha solo peggiorato la situazione.
Non possiamo neanche dire che i governi, indipendentemente dall’orientamento politico, ci abbiano aiutato: non si sono accorti di cosa stava succedendo, né hanno fatto nulla per incentivare innovazioni o mantenere le produzioni qui.
Con la globalizzazione, Fiat – e poi Stellantis – ha preferito produrre altrove, e noi siamo rimasti indietro. Eppure abbiamo una filiera eccellente, che fornisce componenti alle industrie di mezzo mondo, ma nessuno ha mai pensato a valorizzarla davvero.
Adesso il governo ha l’idea di attirare i cinesi a produrre auto in Italia, ma c’è un rischio grosso: potrebbero limitarsi ad assemblare qui per aggirare i dazi europei, senza dare un vero impulso al nostro sistema.
Se vogliamo rilanciare il settore, dobbiamo essere noi i protagonisti, investendo in innovazione e migliorando i costi di produzione. Non possiamo aspettarci che qualcuno arrivi a salvarci, perché così rischiamo di svendere il nostro potenziale.
Il peso della transizione green
Negli ultimi anni, il settore automobilistico ha dovuto affrontare una trasformazione che, pur essendo necessaria, sta rivelando difficoltà: l’adozione dell’auto elettrica.
Tavares ha spesso criticato le politiche europee che puntano tutto sull’auto elettrica, definendole troppo aggressive.
In Stellantis, però, c’erano pressioni per accelerare su questa strada: pare che lui e John Elkann, il presidente del gruppo, non fossero proprio sulla stessa lunghezza d’onda.
Approfondisci il tema nel mio articolo sulle auto elettriche e scopri pro e contro.”
I numeri non mentono
Un’altra ragione delle dimissioni di Carlos Tavares? I risultati di mercato. A ottobre Stellantis ha visto un calo del 32% nelle vendite in Italia. Un brutto segnale, soprattutto se si considera la concorrenza spietata delle auto cinesi, più economiche e ormai sempre più presenti in Europa.
Di fronte a questi risultati, era evidente che Elkann sentisse la necessità di un cambiamento di direzione.
Questioni legali e immagine
Anche se l’indagine fiscale che coinvolge la famiglia Agnelli non ha nulla a che vedere con Carlos Tavares, è evidente che Elkann dovesse fare attenzione alla percezione esterna di Stellantis.
In un momento di difficoltà economiche e con tante sfide sul tavolo, si potrebbe aver pensato che fosse opportuno separare l’immagine del gruppo da quelle problematiche legali.
Cambiare leadership in questo frangente è un modo per tutelare Stellantis da rischi reputazionali e darle una nuova direzione, più “pulita” e senza ombre.
Sebbene Tavares non fosse implicato direttamente nelle indagini, un cambio ai vertici può rassicurare gli investitori e migliorare la percezione complessiva dell’azienda.
Un’uscita d’oro
Certo, ex AD, Carlos Tavares non se ne va a mani vuote. La sua buonuscita è molto consistente: parliamo di circa 40 milioni di euro, oltre a un pacchetto di azioni Stellantis.
Questa cifra non include solo il compenso per l’uscita, ma anche l’eventuale valore legato alla performance futura dell’azienda. Questo significa che Tavares, pur lasciando l’incarico, continuerà a beneficiare del successo del gruppo anche dopo il suo addio.
Con un accordo del genere, la sua separazione dall’azienda si traduce in un’uscita decisamente comoda e ben remunerata, che riflette l’importanza del suo ruolo e l’impatto della sua gestione, in particolare durante la fusione tra FCA e PSA e la sfida della transizione verso l’elettrico.
Chi prenderà il timone di Stellantis?
Il gruppo Stellantis sta già cercando il successore di Carlos Tavares, con diversi nomi che girano per il posto di amministratore delegato. Tra i più discussi ci sono Luca de Meo, attuale CEO di Renault, e Mike Manley, ex numero uno di FCA, che conosce bene l’azienda e le sue dinamiche.
Entrambi potrebbero portare esperienza e leadership a Stellantis, ma la sfida che attende il prossimo AD è tutt’altro che semplice.
Chiunque prenderà il timone dovrà affrontare una crisi di mercato che ha visto le vendite calare, in particolare in Europa, dove Stellantis fatica a contrastare l’aggressiva concorrenza delle case automobilistiche cinesi.
In aggiunta, il gruppo è chiamato a gestire una transizione verso l’elettrico, un cambiamento epocale che impone investimenti enormi e decisioni rischiose.
La domanda cruciale è: riuscirà il prossimo AD a guidare Stellantis fuori dalla tempesta e a risollevare le sorti del gruppo, navigando tra sfide economiche e politiche, e soprattutto riuscendo a mantenere competitiva l’azienda nel futuro della mobilità sostenibile?
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